Stiamo
lavorando, sì, e anche molto intensamente, che credete? Non ci siamo presi
nessuna pausa anche se i tempi che viviamo, così impegnativi ed estenuanti, per
non dire sconvolgenti, lo richiederebbero. Esigerebbero un esilio defilato da
questa società malata, insomma un luogo remoto (un’isola che non c’è?) dove
smettere di pensare a quale fine ha fatto il mondo per godere della nostra assoluta
estraneità. E invece no. Insistiamo a macerarci in una realtà che a noi appare
sempre più estranea. Quindi, noi che siamo un Editore singolare, che non
pubblichiamo montagne di libri tanto per pubblicare, cerchiamo di resistere
pubblicando solo i libri di cui ci innamoriamo. Quei libri che non solo ci
colpiscono nell’animo emozionandoci bensì che rispondono ai nostri intenti,
quelli che dichiariamo apertamente nel “manifesto dei valori”. Soprattutto
pubblichiamo un libro alla volta perché ci lavoriamo collettivamente, insieme
all’autore ovviamente, finchè non lo capiamo e finchè non ci soddisfa
pienamente. Serve tempo? Pazienza, ci rimbocchiamo le maniche e procediamo. Con
calma, con attenzione, con puntiglio maniacale, senza dare spazio alcuno alla
frenesia della modernità. Così abbiamo fatto con gli altri libri pubblicati (Senza una stella sopra la testa e Il tempo non ha una storia) per i quali,
innanzi tutto, abbiamo costruito un progetto figlio di uno studio approfondito
e dell’utilizzo di sapienze multidisciplinari. A noi ci piacciono “carta e
penna” e non amiamo la velocità del digitale. Soprattutto non sopportiamo
l’approssimazione.
E questa volta
ci stiamo impegnando in un arduo intento, insieme all’amico SILDENEPRO. E arduo
è davvero dire poco! Non c’è paragone con gli altri libri che abbiamo pubblicato.
Ormai da tempo, da mane a sera, stiamo sopra un testo che di certo vi sorprenderà.
Siamo stati fortunati, l’ammettiamo, a incontrare, così per caso, un manufatto
d’una potenza che ci ha fatto cadere dalla sedia. Un “oggetto” che ci ha steso,
come un pugile suonato, al tappeto fin dalla prima lettura: un romanzo di un romanzo dei romanzi.
Perché? Non lo sappiamo ancora, è presto. Lo stiamo studiando e vi assicuriamo
che non è affatto facile. E questo è solo il primo passo. Vogliamo possederlo prima
di cominciare a lavorarci per davvero. Cerchiamo d’andare a fondo, di
comprenderne i suoi molteplici livelli, di interpretare le sue incredibili
“lingue”, di indagare i suoi mille riferimenti, di coglierne i suoi significati
sorti dalla disarticolazione d’altri significati, di coglierne la sua ironia
fuori dalle righe, di apprezzare compiutamente il suo impeto politico, di
assaporarne il suo ritmo jazz. Sì, avete capito bene: jazz! Ma da subito, senza
il benchè minimo dubbio, ci siamo detti: questa è grande letteratura! Ci sono
venuti immediatamente in mente, come fossero lampi di illuminazione (su
suggerimento anche dell’autore), Rabelais, Dostoevskij e Celine, tanto per
andare in ordine di tempo. E, per rimanere negli angusti confini del nostro
giardino, Anceschi e Gadda. Ma che cos’è quest’oggetto tanto particolare? È un processo
di scrittura nata dal “…procedere per
ispirazioni simboliche e cucire dopo...”, ottima l’idea di tirar in ballo
Beylj!, come dice lo stesso autore. È un testo che ci riporta davanti al problema
letterario, culturale e anche politico di ciò che è leggibile e di ciò che non
lo è o sembra non esserlo.
Insomma siamo
solo all’inizio. Crediamo che fino a metà
del prossimo anno il libro non prenderà vita. E non sarà solo un libro! Intorno
al libro cercheremo di costruire un “suono” perché quelle parole vanno
ascoltate, vanno assaporate attraverso il ritmo che assumono. Un ritmo che
parla alle pelle, alla pancia o a qualsiasi altro nostro senso per coglierne
ancora altri significati. Sarà un “podcast”, che dovrebbe essere in grado di
offrire diverse chiavi di lettura come fosse uno spartito musicale (di musica assolutamente
contemporanea, però). In ogni caso siamo convinti che sarà un’opera di rottura,
un’opera difficile ma affascinante, un’opera che riconferma la grande potenza
della letteratura.
“L’illeggibile è costitutivo di ogni
scrittura che vuole smascherare il potere commerciale e quello delle mode, di
qualsiasi letteratura che si pensa come gesto autentico di rivolta contro la
doxa e tutte le ideologie del Pensiero Unico. E, contemporaneamente, le
scritture che pretendono di creare un nuovo spazio di significato si nutrono
d’illeggibile e organizzano strategie capaci di gestirle.”
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