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DISERTARE LA GUERRA

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ISRAELE - Poteva finire altrimenti?

  Riportiamo un articolo di Franco Berardi (Bifo) uscito sul blog IL DISERTORE Poteva Israele non diventare uno stato razzista colonialista e fascista? L’ultima lezione di Amos Oz e un libro di Gad Lerner non rispondono alla domanda. franco berardi ago 18, 2024   Mentre la comunità internazionale cerca di fermare il genocidio, e si contano quarantamila morti, gli israeliani continuano nella loro azione di sterminio, usando tutte le tecniche con cui nei secoli sono stati perseguitati e sterminati gli ebrei - dalla deportazione al pogrom, alla tortura. Anche se non possiamo immaginare come evolverà questa tragedia, ogni giorno appare più probabile che lo stato sionista è destinato a disintegrarsi per effetto dei conflitti interni, dell’isolamento esterno e soprattutto dell’orrore di sé. E’ legittimo porsi la domanda: poteva andare a finire altrimenti? Poteva lo Stato voluto dai sionisti, autorizzato dai colonialisti inglesi, protetto dagli imperialisti americani, armato e fin

Piovono le bombe. A Gaza. Piovono le bombe.

  Piovono le bombe. A Gaza. Piovono le bombe. Dalle pance degli aerei d’Israele. Piovono a grappoli. Bum! E non stanno tanto lì a guardare. Cadono così, tanto per cadere. Nella Palestina dolce ed impotente. Cadono le bombe. A Gaza. Bum! Cadono le bombe. Alla faccia della loro intelligenza. Ma le bombe non hanno gli occhi per guardare. Non vedono le facce. Le facce dei vecchi. Che, sapienti, sono stanchi di fuggire. Le facce dei bambini. Che, crepando, continuano a giocare.  Le facce delle donne. Che, arcigne, insistono a campare. Distruggono i villaggi e le città. Bum! Le bombe intelligenti. Insieme al loro ripieno d’anime gementi. Macerie di sassi e cani e corpi umani. Un pasto inaspettato per i porci affamati al pascolo. E mangiano, i porci. Mangiano. Gli uomini spappolati. Mangiano. Le membra dilaniate. Mangiano. I pezzi di carne umana. Mangiano. I cani. Mangiano, i porci. E per loro è una gran festa. Sono via di testa! Presi come sono dalla frenesia alimentare. Mangiano, i porci. C

CESSATE IL FUOCO! LA PALESTINA NON DEVE MORIRE.

 

LETTERA APERTA AGLI SCRITTORI

  Cari scrittori, se cercate il successo e la visibilità non facciamo per voi. Se cercate grandi vendite non facciamo per voi. Se cercate un piano di marketing editoriale non facciamo per voi. Se cercate un lavoro collettivo, il confronto e la cura allora facciamo per voi. Se cercate un editore che s’innamora della vostra Opera, facciamo per voi.   Il nostro obbiettivo è valorizzare l’Opera, al massimo delle nostre capacità.   Quali sono le nostre peculiarità? La passione. L’indipendenza. Le competenze. Il lavoro collettivo. La non competitività. La cura. La libreria come canale di promozione e vendita con quindici anni di esperienza e fidelizzazione nel rapporto con il pubblico. La condivisione dei significati all’interno delle Opere.   Il lavoro collettivo con l’autore. Un processo di costruzione condiviso e praticato attraverso un confronto profondo e alla pari per il progetto libro in ogni sua declinazione, stilistica e pratica. Sia per la parte redazionale che per la parte di revi

LAMERICA

  In questi tempi… in cui l’umanità viene calpestata nel nostro mare, in cui le navi cariche di migranti vagano in attesa di porti, in cui l’attuale governo di destra vuole rinnovare l’accordo per riportare quei disperati nei lager, pubblichiamo una poesia di Chiara Cretella tratta dal testo dello spettacolo teatrale “Rumore” di Barbara Balzerani e Item Maestri, spettacolo prodotto nel 2003 dalla compagnia Macchine Teatrali.   LAMERICA   Dopo quaranta giorni vedemmo il sole, era strano, lattiginoso come la spuma marosa che ci portava ho pensato di sognare, su quel pancione ingrossato latte di bimbo che ammazza ero senza risposta una traversata universale il cielo e la terra uniti in un’unica notte stellata nella stiva della nave, ed io, piccola cosa bionda preda rosea affianco ai rapaci della sera avvoltoi sulla mia cerniera ma era uguale, lasciarsi prendere o dormire soffrire o gioire era la medesima spugnosa cosa che mi attraversava e non mi toccava forse la prima notte quando salita